L’altra sera, mentre ero a letto impegnata a far nulla, ho trovato un gioco divertente su Google: si chiama The Higher Lower Game (non credo esisti una versione italiana ma potrei sbagliarmi). E’ un giochino estremamente semplice, consiste nello scegliere quale parola ha più ricerche mensili su Google scegliendo tra due immagini che il server presenta in modo casuale. Alcuni risultati mi hanno shockata. Ho scoperto che “Starbucks” aveva 6,120,000 visualizzazioni mensili nel 2015, “Ikea” ne aveva 30,400,000 e “Ryanair”, la compagnia aerea low-cost irlandese, aveva 20,400,000 visualizzazioni al mese! Mentre mi divertivo un mondo e cercavo di prendere sonno, ho notato che altre parole interessanti come “deforestazione”, “fame nel mondo” e “Green Peace”, non se la passavano altrettanto bene. Ecco qualche dato: solo 340,000 ricerche mensili per la fame nel mondo, 135,000 per deforestazione e 33,100 per Green Peace. Dunque, dato che praticamente qualsiasi cosa fa scattare in me la riflessione, mi sono chiesta: perchè? Fame, carestia, riscaldamento globale ecc sono problemi importanti e non li cerchiamo nemmeno su Google? Lo so: è solo uno stupido gioco online, nulla di cui preoccuparsi. Può darsi, ma dal momento che ci siamo noi dietro i monitor dei pc, questi risultati ci dicono cosa cattura la nostra attenzione e cosa leggiamo e guardiamo giornalmente sul web.

Ieri, dunque, sono passata da The Higher Lower Game al concetto di umanità (si lo so, non è normale…comunque). Qual è il vero significato del termine “umano”? Perchè siamo esseri umani e cosa significa essere parte di tutto questo?

In uno dei miei articoli precedenti, ho sostenuto che attualmente la moralità è un cerchio che si espande, il quale ingloba esseri umani, animali non umani, piante e persino il nostro pianeta. L’umanità è collocata nella parte interna del cerchio per una ragione: noi siamo quelli che possono fare la differenza, a causa del fatto che siamo in grado di pensare e che la natura ha dotato la nostra specie di un dono prezioso: la ragione. Questo non significa che la nostra specie sia superiore e che abbiamo il diritto di sperperare le risorse della Terra. Sto solo affermando che la complessa abilità di ragionamento che possediamo ci rende diversi dagli altri animali e che è possibile utilizzare queste capacità per fare del bene.

E’ necessario salvare il pianeta, fermare l’inquinamento e proteggere le altre creature, ma questo non è il primo passo. E’ impossibile realizzare tutto questo senza prima capire cosa ci rende umani e che cosa questo concetto implica.

Il colore della mia pelle mi rende un essere umano? Questo è da escludere, se affermassi ciò sarei razzista. Lo sono per il mio genere? Sono dunque umana perchè sono una donna? Non è possibile, mio padre e mio fratello sono uomini e sono piuttosto sicura che anche loro siano umani; se sostenessi il contrario sarei sessista. Sono convinta inoltre di appartenere al gruppo denominato “esseri umani” non perchè sono una ragazza mora, bassina, nata in Italia negli anni ’90, che porta gli occhiali e il cui colore preferito è il viola. Quello che sto cercando di spiegare è che non sono queste differenze a definirci: deve esserci qualcosa di intrinseco che è la cifra del nostro essere umani.

Dimentichiamo gli accidenti, ovvero tutto quello che non è primario e che è effimero (San Tommaso, parafrasando Aristotele, direbbe “ciò che esiste in ed è detto di qualcos’altro”): è necessario ricercare la sostanza, la vera essenza di quello di cui ci stiamo occupando in questa sede. Dunque, per me, è umano quell’essere vivente la cui caratteristica specifica (ciò che lo definisce) è il ragionamento complesso, che risulta più potente che negli animali non umani perchè, nel caso dell’uomo, si unisce al linguaggio articolato.

Ritengo che non esista nulla di più importante della ragione unita al linguaggio in grado di descriverci in quanto esseri umani; non c’è nulla di più generale e meno specifico di questo in grado di definire il concetto di umano. L’umanità è il termine generale utilizzato per indicare l’intera specie, la condizione umana o la nostra natura.

Per concludere, è importante dire che il punto focale di quest’affermazione è che una definizione del genere, se accettata e veramente fatta propria da tutti, porterebbe all’eliminazione di ogni forma di discriminazione, violenza o odio; il razzismo e il sessismo non esisterebbero più.

5 risposte a "Essere umani: la parte interna del cerchio"

  1. Secondo me chi usa internet lo fa nella maggioranza dei casi per organizzare viaggi, fare acquisti e svagarsi. Si trascura l’aspetto piú interessante del web, la possibilitá d’informarsi. Più in profonditá, è chiaro che alla maggioranza non importa niente di Green Peace o della fame nel mondo o della deforestazione, anzi esiste la diffusa tendenza ad ignorare il problema. “Non voglio restarci invischiato nel risolverlo, non mi riguarda e quindi faccio finta che non esiste.” Come con i barboni al ciglio della strada: se ti volti e li ignori è come se non ci fossero, e a molti dá perfino fastidio che i barboni insistano nel chiedere elemosina, vanificando l’impegno profuso a non dar loro attenzione mentre stanno andando a far compere in tutta fretta. Il modo di rapportarsi ai problemi è per molti sempre uguale: “non ci riguarda, non posso farci niente, sono affari suoi, ho i miei problemi e non voglio nè posso aiutare il prossimo, figuriamoci il pianeta”. L’interesse particolare e contingente prevale su ogni aspirazione universalista e astratta. Mai come adesso poi viviamo in un mondo egoista, dove chi non è adeguato ai modelli vincenti è uno scarto indegno di considerazione; il povero è “un morto di fame” e chi non ha relazioni sentimentali è “uno sfigato”. Perchè per i piú successo equivale ad avere molti beni materiali, si tratti di proprietá o di donne siamo lí, si tratta ugualmente di trofei che testimoniano quanto sei vincente nella societá. La stessa constatazione che uno sviluppo infinito è incompatibile con risorse globali finite appare quasi un’eresia. Esiste solo il businness, la bella vita, il successo materiale, e guai a fare il grillo parlante e ricordare che ci sono problemi legati a quest’ottica distorta. Ci comportiamo con una irresponsabilitá che viene accettata come la norma, come l’ideale da seguire. Credo che questa miopia ci renda disumani perché non ragioniamo alle conseguenze che ogni nostra azione puó avere per l’ecosistema e perchè siamo insensibili ai problemi altrui. Non credo che per definirci umani basti associare ragionamento e llinguaggio: lo fanno anche i computer e i robot. Quello che ci rende davvero umani è la sensibilitá, la capacitá di empatizzare e di avere dei sentimenti. E ragionare oltre i paraocchi dell’egoismo e del proprio limitato punto di vista è oggi quanto mai importante.

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    • Il ragionamento e il linguaggio umano portano anche all`empatia e ai sentimenti, è chiaro che è tutto compreso. Almeno per ora i robot non riescono a reagire in modo complesso al mondo come facciamo noi. Si trattava comunque di individuare qualcosa di generale che ci accomunasse in quanto uomini al di là delle differenze

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  2. Non ho inteso che considerassi sottintesi sentimenti ed empatia come derivati del ragionamento. Il punto è che per definire cosa sia qualcosa nella sua essenza (Aristotele direbbe nella sua ousia) serve una riflessione su quel che non è. Cosa è umano, cosa è disumano? Ragionandoci ho notato che “umano” è sicuramente una nozione che prevede nella sua definizione ragione e articolazione del linguaggio, ma anche tutto il resto che ho detto. Mi sembrava la tua una definizione troppo materialista, biologica, che diceva qualcosa d’importante ma che dimenticava qualcos’altro di altrettanto importante. Sorry, Ludo!

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