Il commediografo greco Aristofane scrisse, nel V secolo a.c., una commedia chiamata Le nuvole, in cui critica e si prende gioco dell’atteggiamento che la filosofia ha nei confronti della vita. Aristofane o, per essere precisi, i personaggi della sua opera, ad un certo punto vedono Socrate fluttuare per aria in una cesta, pratica che, a suo dire, era necessaria per schiarirsi le idee e pensare al meglio. Si tratta di un attacco fortissimo ai pensatori e alla filosofia in generale; questo diventa chiaro quando il commediografo suggerisce ai lettori che i filosofi si occupano di questioni irrilevanti e costruiscono i propri ragionamenti dialettici per persuadere gli altri.

Non voglio approfondire la commedia in questo articolo, ma ritengo che sia un esempio calzante per dimostrare quest’assunto: i filosofi sono visti come matti, persone strane che utilizzano il proprio pensiero astratto per riflettere sulla metafisica e altre cose troppo distanti dalla realtà. Possiamo enumerare infiniti esempi come quello che ho descritto prima.

Platone, nel suo Teeteto, racconta la storia di una servetta trace, che vide Talete di Mileto cadere in un pozzo. La schiavetta non potè fare a meno di deriderlo e disse che era caduto perchè era troppo impegnato a scrutare il cielo per prestare attenzione a dove metteva i piedi!

Cosa significa tutto questo? La metafora spesso usata per descrivere il filosofo è quella della “Torre d’Avorio”, secondo la quale i pensatori si rinchiudono nella loro fortezza di solitudine, all’interno della quale non è permesso entrare, nè si può provare a penetrarla per capire.

Sono convinta che un cambiamento di prospettiva sia più che mai necessario. Ma come può la filosofia agire attivamente nella nostra società? Cosa possiamo fare affinchè questo accada? Questo articolo è l’inizio di una serie di riflessioni riguardo noi in quanto esseri umani, il modo in cui agiamo e come questo produce delle conseguenze nel mondo in cui viviamo.

Spero che l’articolo vi sia piaciuto!

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Φ.

8 risposte a "La torre d’avorio"

  1. Bell’articolo! Pone una questione fondamentale: la filosofia è utile oppure è una perdita di tempo? Io credo sia utilissima perchè la filosofia cerca nel pensiero, ordinato da coordinate razionali, delle soluzioni non fideistiche e dogmatiche a domande riguardanti vari aspetti del nostro rapporto con la realtà ed educa a riflettere, a formarsi una propria visione del mondo, e di conseguenza incoraggia l’individualità, che altrimenti resterebbe inespressa nella massa informe e priva di pensiero critico. E’ chiaramente una conoscenza ristretta a una piccola elitè costituta da spiriti liberi e solitari che desiderano conoscere se stessi e il mondo, perchè è risaputo che la folla non pensa, come sapevano bene sia Manzoni che Verga. e soprattutto Confucio, il quale giustamente disse che chi pensa è libero come il vento, mentre la massa è come l’erba, che si muove a seconda di come va il vento. Certo va anche detto che la fiducia nella filosofia come metodo di interpretazione della realtà riflette una forma mentis tipicamente occidentale, a differenza ad esempio della meditazione orientale, che è un modo di trascendere il pensiero razionale. In Asia infatti ha prevalso un’altra impostazione, ossia cercare di oltrepassare la dualità degli opposti, ritenuta illusoria peraltro anche da Eraclito; bisogna oltrepassare insomma anche l’antitesi ragione-irrazionalità per accedere al sovrarazionale, al Vuoto, al centro dove gli opposti sono superati e che costituisce la verità metafisica dinanzi alla quale la realtà fisica e sensibile è null’altro che un’illusione. Nella visione simbolica orientale infatti l’irrazionalità corrisponde al mondo sotterraneo (istinto bestiale ed inconsapevole) la razionalità al mondo terreno (consapevolezza che domina gli istinti) la verità al mondo sovrarazionale, ossia al cielo (realizzazione mediante l’annullarsi di istinto e consapevolezza). Il bello è che meditazione e filosofia si completano a vicenda: la filosofia, ponendo ordine alla mente con il ragionamento, permette di smascherare l’illusione della realtà, di svegliarsi (Eraclito appunto distingueva gli uomini tra dormienti e risvegliati), la meditazione è il passo successivo, perchè non basta capire bisogna intuire, per dirla con Buddha diventare un “illuminato”…

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    • Se ti riferisci alla visione dei filosofi come persone lontane dalla realtà non dipende da chi frequento, ma da un pensiero che, ad una mia indagine, ho visto estremamente condiviso. Spero che tu conosca persone migliori che la pensano diversamente 🙂

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      • Migliori non so, penso che sia importante come ci poniamo verso il dirimpettaio. Purtroppo si pensa e si usa la cultura come un’arma e non come strumento per stare bene e far stare bene l’altro. 🙂 buon lavoro.

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